Olbia-Cuneo 1-2

Olbia: Marson (106’ Van der Want); Pinna, Bellodi, Iotti, Cotali; Vallocchia, Muroni, Biancu (58’ Pennington); Ragatzu (88′ Peralta), Ceter, Ogunseye; a disp.: Romboli, Pisano, Pitzalis, Cusumano, Gemmi, , Maffei; all. Fedeli. Cuneo: Cardelli; Castellana, Cristini, Santacroce, Pecorini (88’ Spizzichino), Marin (88’ Said); Sulijc, Bobb, Kanis (76’ Bertoldi), Emmausso (62’ Defendi), Jallow (76’ Caso); a disp.: Gozzi, Tafa, Piretro, Celia; all.: Scazzola.
Arbitro: Federico Fontani di Siena.
Reti: 43’ Ceter; 67’ (rg) Kanis; 93’ Defendi
Note: corner 5-0 per Olbia; amm. Marin-Iotti; al 93’, in occasione del gol il portiere Marson colpito dal volto ed al torace nello scontro con Defendi viene trasportato all’ospedale. Rec.:+2’/+17’

Due sono i principali protagonisti di questo “letale” KO che, mette nuovamente in discussione il futuro dell’Olbia in serie C.
Il primo è senza dubbio il portiere Cardelli, che ha salvato la sua squadra in varie occasioni ed ha persino propizio nato il gol vittoria. Cardelli è stato autore di 4 interventi da cineteca: tre su Ceter  ed uno su Onguseye.  Tutto decisivi e davvero stratosferici (sull’ultimo, magari è stato più che pollo anche Ceter) ma lui davvero non ha sbagliato niente. Ma vediamoli nel dettaglio, questi miracolo dell’esordiente portierino piemontese. Al 19’ un’imbeccata su corner di Biancu, trova la capoccia di Ceter che “spara” da vicino a colpo sicuro, ma Cardelli, da terra, smanaccia sulla traversa. Poi al 38’, due prodigi in successione, prima svetta  una rasoiata a fil di terreno della capoccia di Ogunseye,  e dopo,  sulla ribattuta, di piede nega a Ceter il più facile dei tapin per il vantaggio. Infine al 90’ quando si era ancora sull’1-1 da solo, a tu per tu, con Ceter lanciato a rete, con la solita possanza, irretisce l’attaccante, resta in piedi fino all’ultino, e poi quando parte il destro di Ceter, con il piede sinistro, devia in angolo. Infine al 93’, Cardelli si inventa assist-winner, calciando la punizione “inventata” dall’arbitro, sull’ennesima incursione di Pennington-Ceter ai limiti della sua area, e regalando l’ultimo pallone buono a Defendi nell’area protetta da Marson, per la scioccante beffa finale.
Dato a Cardelli quel che è doveroso riconoscergli, qualche riflessione sull’altro, stavolta, “ingiustificato” protagonista del successo della Granda.

L’arbitro Federico Fontani ha condizionato il risultato in una maniera sfacciatamente dilettantesca e pressapochista.
Al 92’ interrompe l’ultimo assalto dell’Olbia, impedendo, come dicevo,  a Ceter e Pennington di chiudere (a vantaggio dell’Olbia) la partita, di seguito mostriamo i fotogrammi per chiarire quest’episodio che, sul rovesciamento di fronte (grazie appunto ad una punizione inesistente) consentirà al Cuneo di portare a casa tre punti, onestamente, troppo generosi.

Guardate dove si trova l’arbitro quando “parte” l’azione incriminata
Questo è invece il momento in cui la palla sta per entrare in area
In tre a contendersi il pallone, il difensore non arriva sul pallone e si distende senza venire toccato né da Ceter né da Pennington
Questo è il momento in cui i due attaccanti si lanciano verso rete, l’arbitro è sempre troppo lontano e fischia solo quando riesce a vedere Santacroce a terra dopo la inutile scivolata.


Giusto per non farsi mancare niente, subito dopo, questo episodio (nel quale per proteste ammonisce Iotti) ha perso completamente la “bussola”. 
Pesa, a demerito dell’arbitraggio, il tremendo scontro che ha visto Marson, innanzi tutto, e l’Olbia come squadra, entrambi soccombenti, sotto ogni punto di vista.

Ricapitoliamo:
Dopo quel fischio sbagliato in un’azione importantissima per noi…
il piazzato, a favore di vento, di Cardelli, ha una gittata di 70 metri e viene “rimbalzato e rilanciato” da un’inzuccata sbilenca di Bellodi che fa carambolare dentro la sua area il pallone, sul quale si avventano congiuntamente sia Defendi che Marson.
L’attaccante tocca, violentemente, “pallone e faccia” di Marson che, resta a terra per oltre 15 minuti e poi, dopo le prime cure,  con l’ambulanza finisce all’ospedale per accertamenti . Succede, in sovrappiù, che il pallone colpito
da Defendi, con la calotta del cranio, finisce in rete e sia l’arbitro che il segnalinee convalidano.
Il 99% degli arbitri avrebbero annullato quel gol, Fontani è stato di diverso avviso.
Cionondimeno ci piacerebbe capire quale sia l’interpretazione che, il signor Fontani, dia della regola sul gioco pericoloso. Proviamo a fare un po’ di chiarezza, visto che da tempo il regolamento fornisce un elenco di quelle che possano essere le condotte che individuano questo evento affermando che il gioco pericoloso è determinato da tutti quegli atti che, compiuti senza intenzionalità e con poca accortezza, possono, a giudizio dell’arbitro, diventare pericolosi per chi li compie o per gli avversari.
E di questi “atti” è piena la casistica: “sforbiciata pericolosa”; “abbassare la testa all’altezza del piede avversario che sta calciando”; “calciare o tentare di calciare il pallone con la gamba tesa e sollevata dal terreno in contrasto con l’avversario”. Di norma, se c’è solo l’ipotesi del gioco pericoloso, si da una punizione indiretta; cosa diversa è quando, oltre al gioco pericoloso, ci sia il contatto tra i contendenti: in quel caso la punizione è più severa, diventa diretta o rigore, se commesso in area.

Insomma la dirimente (così direbbero i giudici) è il contatto, tanto più delicato e problematico, quando riguardi il Portiere che, anche in altre parti del regolamento, viene tutelato, a supporto della sua vulnerabilità, per esempio contro le cariche o le mischie nella sua area di porta.

Ora, gentilissimo signor Fontani mi saprebbe spiegare come mai in occasione di uno scontro “Fronte-Viso e Corpo a Corpo” tra chi attacca e chi difende, chi subisce la “Testa Tesa” perde due volte, sia nel campo  che all’ospedale.
Difficile considerare fortuito, cioè casuale, uno scontro in occasione di un gol; perché è chiaro che ognuno (attaccante e portiere) faccia il suo “mestiere”, ma se uno resta a terra e rischia la pelle, mi chiedo quale sia allora il mestiere o, meglio, il dovere dell’Arbitro. Vedere un ragazzo che appena 36 giorni fa ha compiuto 20 anni, disteso a terra, in maniera angosciante per così tanto tempo, mi ha riportato alla memoria un altro
episodio (in quel caso stramaledetto) cui ci capitò di assistere (sempre a nostro danno) il 24 gennaio del 1960. Il portiere che esce in scivolate, per ostacolare l’incursione dell’ala che entra in area per arrivare in rete; l’attaccante tenta di saltare il portiere, ma non riesca a farlo del tutto del tutto, visto che lo colpisce mortalmente alla fronte.

Signor Federico Fontani, le confesso che l’angoscia che ho provato è stata la stessa di allora. Fortunatamente i traumi, testa e torace, di Leonardo sembrerebbero meno gravi di quanto temuto e, questo è sicuro, molto meno drammatici di quelli di Bruno. Però, e penso di non ricordare male, mi sovviene alla meomoria che in quell’occasione l’arbitro Gani di Genova assegnò, comunque, una punizione all’Olbia e fu, persino, ancora un po’ più fortunato di lei, visto che non dovette neppure annullare il gol dell’ala, perché il Nostro Bruno Nespoli, quella palla in tuffo l’aveva addirittura abbrancata.

La smetto qui, ma siamo davvero sicuri che un “dramma evitato” valga, in qualunque caso, una palla in rete”regolarizzata” ed un atteggiamento così lassista?

Di questa gara, forse, parlerò domani, perché anche noi abbiamo da analizzare i nostri peccati e le nostre colpe sportive. Ma adesso, davvero, mi fermo qui.

Auguri Leonardo, ARRIVEDERCI presto nei campi di calcio per poter continuare a divertirti e onorare la tua Maglia, Un abbraccio

Tore Zappadu