Era il 6 febbraio del 1976,
il presidente era Elio Pintus,
il mister Renzo Uzzecchini
ed al Nespoli si gioca
la 21
ª giornata del campionato
di serie C girone B, contro il Parma.


Era la seconda gara di ritorno, noi occupavamo l’8° posto in classifica mentre il Parma era secondo, all’andata eravamo stati sconfitti per 3-1, con reti di Colonnelli, doppietta di Turella e gol della bandiera del nostro Claudio Cianchetti mediano di buona mira anche sottorete visto che con noi in quel campionato in 37 gare di gol ne realizzò 5.
Per questa complicatissima gara Uzzecchini dovette rinunciare a Renato
Caocci (somma di ammonizioni) e Piero Giagnoni (indisponibile per problemi muscolari).
A sostituirli il mister chiamò il solido Mauro Niccolai ed un ragazzino di 17 anni 1 mese e 3 giorni arrivato in prima squadra nell’estate prima, agli inizi della sua lunga carriera di calciatore professionista.
Ad Ernesto Truddaiu toccò così di indossare proprio la maglia numero 10 di Piero Giagnoni, con un po’ di ansia per la statura del titolare, ma con la grinta ed il cuore che sarà in grado di contrassegnare il tragitto nei rettangoli di gioco di mezza Italia.
Vincemmo 3-0 con reti di Ciardella, Cianchetti e  Bagatti e, non sembri fuori luogo ricordarlo, quella epica sfida venne arbitrata da Carlo Longhi di Roma (una lunga carriera come arbitro anche internazionale) e storico collaboratore Rai come sostituto di Carlo Sassi alla Moviola e poi come opinionista nelle trasmissioni sportive.
Insomma, Ernesto anche la Tua stessa  “alba calcistica” non fu banale, ma è stata circondata da un’aurea di epicità che il tuo Talento e la Tua professionalità hanno ampiamente meritato sin dagli albori.
Sui campi di gioco per 23 anni, hai portato con onore la maglia che avevi indosso, le tantissime fasce di capitano, gioiendo per le vittorie (l’ultima nella storica promozione in serie D con il Santa Teresa), e mai scoraggiandosi per le sconfitte immancabili in una carriera di oltre 550 gare disputate e la maglia Bianca sempre nel cuore.
Ho avuto in sorte, soprattutto in questi ultimi anni, di averti come amico e confidente nelle nostre puntatine giornaliere al bar di Mario “Furrone”. Ho indelebili le tue parole di “conforto” quando con le lacrime agli occhi ti comunicai la mia decisione di dover “emigrare” in Bulgaria.
Lacrimo di ben diverso umano dolore, ora che scrivo per ricordare la tua improvvisa e definitiva “partenza”, anche se so che se fossi lì con te ad accompagnare l’ultimo tuo cammino, mi diresti di farmi coraggio e di ricordarti come a te piaceva Essere Ricordato e non abbatterti MAI…
Ti giuro che non ce la faccio, e allora, per saluatarti, rubo in prestito quello che scrisse di te il collega Matteo MONETTA di Cava dei Tirreni qualche tempo fa:
«Ernesto Truddaiu è stato uno degli artefici della storica promozione tra i cadetti del 7 giugno 1981. È stata la classica “vita da mediano”, quella di Truddaiu, passata “a recuperar palloni” e a “lavorare sui polmoni”, come canta Luciano Ligabue. Un centrocampista senza tanti fronzoli, amato dalle tifoserie per il suo spirito battagliero. Nato a Sedini, piccolo paese del sassarese, nel 1960, ha giocato in diverse piazze del Sud (Cava de’ Tirreni, Pagani, Nocera Inferiore, Reggio Calabria) ed è stato sia nella parte iniziale e finale della sua carriera, una delle bandiere dell’Olbia, dove ha giocato per 10 stagioni, prima di chiudere la carriera quasi alla soglia dei 40 anni. A impreziosire la carriera, la convocazione nella Nazionale Under 18 e la partecipazione ai campionati Europei in Polonia: lui terzino destro di una difesa diretta con maestria, già allora, da giovanotti del calibro di Franco Baresi e Mauro Tassotti
In cielo Ti accolgano Gli Angeli… Amico e NOSTRO CAPITANO
Con affetto TORE.