Quel che segue è il contributo audio-immagini che, su richiesta dlla società,
ho preparato per la festa della presentazione della squadra, del 6 agosto.
Motivi tecnici hanno impedito la sua divulgazione,
per questo accontentatevi di una diffusione meno digitale o telematica,
ma che comunque funziona sempre: la scrittura.

Ciao a tutta Olbia, quella sportiva e quella Laica, che poi sono la stessa cosa. Saluto e ringrazio la società per l’occasione che mi offre, anche se sono in qualche modo preoccupato. Al cellulare mi sono sentito dire: “sai non abbiamo trovato nessun ex ancora in vita per il 1939 e quindi abbiamo pensato a te”. Ho accettato subito, perché l’Olbia è l’unica ultracentenaria di cui sia stato da sempre innamorato, ma….. vi assicuro che nel trentanove io non ero ancora nato.
Ne posso parlare perché, per mestiere ho letto quel che c’era da leggere su quella stagione mitica per la nostra Amata e mi è capitato anche di ascoltare tante storie e tanti aneddoti da quelli che ne furono protagonisti (per esempio Rondello, zio Paolino Careddu, il maestro Spano). Ma posso raccontare, come ho detto, ancor di più perché ho letto quanto scriveva un giovane brillante cronista che si firmava S.P. o S.P.A. che, solo dopo tanto tempo ho scoperto essere persino un ex portiere della Gil terranovese (nella foto in basso a destra). Mi riferisco al giovane Avvocato Sergio Peralda che, già in quei racconti dimostrava tutta la caratura di uomo di penna e di pensiero. Voglio ricordarlo perché, anche per lui grande olbiese, vige la regola purtroppo invalsa in questa città della perdita di memoria e della dimenticanza per i suoi figli più meritevoli.
1932 Peralda in porta a Roma

Torniamo al nostro 1939.
Dopo una travolgente vittoria nel campionato di prima divisione sarda, disputiamo per la prima volta la terza serie, la Serie C nazionale. Siamo inseriti nel girone G. Giochiamo con le squadre laziali, abruzzesi e campane, alla fine ci classifichiamo 12mi e comunque ci salviamo. Vinciamo 8 partite, ne pareggiamo 4 e ne perdiamo 16.
Segniamo 28 gol ma ne subiamo 61 che, in buona parte, furono condizionatie da una partenza piuttosto complicata con 15 gol subiti nelle prime tre gare.
1939-40-Serie CLa situazione si normalizzò con alcuni nuovi innesti. Dopo quell’avvio disastroso infatti il presidente Gesuino Sardo corse ai ripari consegnando all’allenatore Mario de Palma alcuni rinforzi che, la società aveva cercato in tutte le maniere persino con annunci sul Corriere della Sera, per esempio quando pubblico un bando in cui richiedeva un centro-attacco che di mestiere fosse anche contabile. In quell’Olbia, assieme a diversi calciatori di valore (Miglio, Bonuzzi, Esposito, Lionnard, Jodice) giocarono soprattutto giovani militari di stanza in città per esempio gli avieri Dasdia, Squarcialupi, Zandano, o marinai come Patalani, Codecasa e Quastini. In quella mitica serie C giocarono però anche tanti ragazzi di Olbia, tra cui 4 Spano (Antonio Rondello, Piero Saccheddu, Marino, e Michele Boccia),tre Picciaredda (Francesco, Peppino e Giovanni Maria) e poi i due Piro (Gino ed il povero Catello) ed ancora Paolino Careddu, Mariolino Deiana, e Salvatore Satta detto Menelik che l’anno prima, anche col ruolo di allenatore, aveva garantito la promozione in serie C.
pirasIl nostro goleador fu il grande, non solo di statura, Flavio Piras con 6 gol.

Va detto che il 39 fu importante per il calcio sardo, quantomeno quello di prima fascia, visto che il Cagliari disputava il suo quarto campionato di serie C, ma (chissà poi perché?) in un altro girone, quello denominato F con squadre umbre, romagnole, toscane e marchigiane. Si classificò sesto, ma anche i rossoblù l’anno dopo, come noi, non disputarono il campionato di serie C, ma nuovamente quello di prima divisione sarda, visto che i venti di guerra mettevano a tacere anche i fischietti degli arbitri.
Detto di noi e dei nostri cugini castellani, di quell’anno va ricordato anche l’endemico, ennesimo e tradizionale fallimento della Sef Torres.
Rubo ancora pochi secondi per Un’ultima non irrilevante notazione. Nel ’39 Terranova ridiventa Olbia, in quanto con decreto del presidente del consiglio Mussolini viene soddisfatta questa richiesta che da tempo gli olbiesi tutti avevano avanzato. Così anche la GIL Terranova, come la città riprende il suo nome originario con una piccola correzione nella sua denominazione, visto diventa Unione Sportiva Olbia, maglia e completo bianco, scudetto dei 4 mori.