Quel che segue è il contributo audio-immagini che, su richiesta della società,
ho preparato per la festa della presentazione della squadra, del 6 agosto.
Motivi tecnici hanno impedito la sua divulgazione,
per questo accontentatevi di una diffusione meno digitale o telematica,
ma che comunque funziona sempre: la scrittura.
La nostra seconda esperienza in serie C si materializza nella stagione 1947-48. La Figc, nel dopoguerra riordinò il calcio nazionale.
Per il calcio sardo decise di ammettere il Cagliari in Serie B, mentre in serie C entrarono l’Olbia, la grande Carbosarda di quel periodo e la Torres in quanto tutte e tre risultavano in linea coi parametri previsti della Lega. Anche in questa occasione le tre non giocarono nello stesso girone, Carbosarda e la Torres finirono nel girone P con le laziali; noi nel girone O con le Toscane.
Comunque anche in quel campionato fummo più che bravi, alla fine arrivammo settimi, con 13 gare vinte, 4 pari e 13 sconfitte, i punti finali furono 29 e non 30 perché a marzo non andammo a Rosignano per questioni economiche e perdemmo a tavolino per 2-0.
In trasferta perdemmo 12 volte su 15, in casa ne vincemmo 13 su 15: una sola sconfitta con la Massese e un pari col Grosseto. Battemmo però la supercorazzata Piombino che quel campionato lo vinse, e che disponeva di risorse ed atleti di grande spessore. Per uno di essi, il mediano Chiodi acquistato dalla Fiorentina, la società sborsò ben 4 milioni e mezzo di lire, vale a dire oltre 600 mila euro di oggi, che, all’epoca erano tre volte tanto il costo di tutta l’Olbia allenata da Ricci.
Impiegammo complessivamente 17 giocatori. Avevamo già in organico alcuni piedi buoni come Mantovani centromediano , la mezzala Bianchi, e Giovanni Secchi mediano olbiese che fu la vera rivelazione della stagione.
Ci rinforzammo con ottimi giovani elementi come Farano e Lasagni, della Pro-Firenze; Bertocchi e Donatini arrivarono dagli allievi del Bologna e del Torino, Bertolini e Parigi provenienti da società toscane.
Oltre loro altri tre giovani, che militavano in squadre isolane: due olbiesi Cocciu, dal Quartu, e Paolino Careddu dall’A.S. Ozieri, venne anche Arigoni dal Bacu Abis. Ma, ancora una volta, non sfigurò il vivaio bianco con l’inossidabile Rondello Spano, il mediano Serra, gli attaccanti Faroreddu Degortes ed i fratelli Egidio ed Emilio Podda (nella foto a sinistra l’Olbia B di quella stagione). Tolti i due portieri ed i giovanissimi con una dozzina di ticket complessivi, si contarono di fatto non più di 11 titolari, ma di questi ben 9 andarono in gol con Farano e Donatini a quota 9 reti e Bertocchi 8 migliori marcatori.
Il segreto di quella dignitosa esperienza lo descrisse bene il solito cronista nella Nuova: “La squadra dell’Olbia, squadra di giovanissimi, dai garretti solidi e dai polmoni inesauribili si dimostrò all’atto pratico ricca di cuore, di orgoglio e di indomito attaccamento alla bandiera: e furono appunto queste doti a vincere spesso sulla superiorità tecnica degli avversari.”
Mi piace pensare che questa eredità di garretti, polmoni e soprattutto cuore sia un buon viatico per i nostri giovani eroi di oggi che in questo campionato si apprestano a vivere per noi e con noi la trentatreesima stagione di serie C.
Curaggiu Terranoa