Per due dei Nostri grandi protagonisti questo quarto confronto tra Pescara e Olbia ha davvero il sapore di un derby. Il primo a “riassaporare” questo clima è proprio Alessandro Marino, il nostro presidentissimo nato a Pescara, che da ragazzo ha vissuto tutta la trafila delle giovanili biancazzurre. Per capire il suo stato d’animo basta cliccare qui https://www.youtube.com/watch?v=OKMXiyTlKTo (simpatica intervista mandata in onda, prima della gara DI Coppa Italia).
L’altro protagonista (ci e gli auguriamo non in panchina) sarà Manuel Giandonato, nato a Casoli, una cinquantina di Km dal capoluogo Pescara dove, da giovane talento, arriva a14 anni dopo aver disputato il suo primo campionato nazionale dei giovanissimi con il Lanciano, allora in serie C. Il nostro “cervello” del centrocampo venne notato e ingaggiato, in quel 2005 a Pescara, dalla Juventus con la quale compì anche i suoi primi passi nel professionismo all’età di 20 anni.
Storie antiche
Nonostante siano solo due le uniche occasioni precedenti l’attuale stagione, nella prima nostra serie C del 1939-40, di “confronto” sportivo, non sono pochi né “irrilevanti” gli incroci tra le nostre… Storie.
Proprio in occasione dell’allora seconda sfida nel girone di ritorno, quella del 7 aprile 1940, il Pescara allenato da Armando Bonino, inflisse una sonora “lezione” ai ragazzi del nostro mister meno esperto Mario De Palma. Quel 6-1 finale snaturò di fatto la bella prestazione che i bianchi avevano destato nel pareggio per 1-1 al nostro Casalini, dove gli abruzzesi erano riusciti a pareggiare il gol del nostro bomber Flavio Piras solo a 4’ dalla fine con Arrighi .
A dire il vero, all’andata in porta avevamo il mitico “Rondello” (Antonio “Catrucca” Spano), protagonista indiscusso della promozione dell’anno precedente: 18 presente, 15 gol subiti e 7 bonus di “lenzuola pulite”.
A “raccogliere” per 6 volte il pallone dalla rete, nella gara disputata al Rampigna (lo stadio di Pescara, degli anni Trenta ), fu invece il pur bravo portiere piemontese Pietro Miglio (nella foto).
Il 29enne di Trinità (CN) era arrivato ad Olbia a Febbraio del ’40, probabilmente con uno dei consueti annunci sui giornali nazionali che le squadre di calcio, non solo l’Olbia, usavano pubblicare per trovare calciatori disponibili.
Miglio che, sempre con un annuncio simile, aveva già giocato in serie A nell’Ambrosiana Inter nel 1930, prima di arrivare ad Olbia, passò anche in serie B sia col Messina (3 anni) che con il Casale.
Oggettivamente, alla fine di quella stagione, nonostante alcune debacle collettive, seppe fare molto meglio del meno esperto Spano, visto che in 12 gare con la maglia Bianca, pur con “5 Cleen Sheet” incassò “solo” 21 gol, contro i 40 di Rondello nelle 18 gare precedenti che in due sole gare terminò senza subire reti.
Comunque, in quella disfatta di Pescara, Miglio dovette “farsi valere” se, nonostante le 6 reti subite, il Pescara lo “prelevò” dal Teramo due anni dopo, per difendere la porta biancazzurra. nei due campionati di serie B.
Col Pescara Miglio, nel ’41-42 giocò tutte le 34 gare, con 24 reti subite ed uscì dal campo per 17 volte imbattuto; così come nel meno brillante rendimento complessivo della squadra nel 1942-43, fu sempre presente nelle 32 giornate, subendo però 50 reti, con soli 8 “zeri” a suo credito.
Come curiosità, vogliamo ricordare che 2 delle 6 reti del “mezzo cappotto” pescarese del 7 aprile 1940, furono segnate da un attaccante sardo Pietro Carta (nella foto), nato a Bosa nel 1918, che quella stagione segnò 10 delle 54 reti realizzati dal Pescara, e nel 1938, sempre in C, quando guidava l’attacco del Manfredonia, giocò in trasferta anche contro il Cagliari, vincendo con i suoi compagni per 1-0.
In quella sfida non segnò, ma con i pugliesi in tre stagioni collezionò 65 presenze e 24 reti. Comunque nei tornei di allora, quelli a Girone Unico, Carta è stato storicamente il primo calciatore sardo ad esordire in serie A con il Livorno, con cui disputerà 13 incontri segnando 3 reti. A 27 anni, nel 1945, quando militava nel Livorno, fece scalpore in tutta Italia la sua decisione di “indossare il saio francescano” ed abbandonare definitivamente il calcio.
Miglio non fu l’unico “portiere” in “condivisione” tra le nostre storie, visto che anche Aroldo Collesi, portiere del Pescara in B tra il 1948/50, da allenatore sedette sulla panchina dell’Olbia, per ben tre campionati.
La prima volta con l’Olbia in promozione nel ’55-’56, la seconda in serie D, quattro anni dopo nel ‘59-’60, infine fu anche in panchina nel 1962-63. Quella del 62/63, fu una delle più stagioni più tribolate e nefaste della nostra storia.
Quell’anno noi disputammo un campionato complicato, ma finimmo per retrocedere per una serie di decisioni “disciplinari” che, da un lato videro l’Olbia relegata in promozione, dall’altro impedirono la prima scalata del Tempio alla serie C, visto che gli azzurri cugini del Limbara, arrivarono a pari punti (44) con l’Empoli, anche per “colpa” nostra o, forse, solo per una decisione della Federazione di assegnare il 2-0 a tavolino all’Empoli al Nespoli per un colpo in testa, con una pertica, al capitano toscano Enzo Riccomini mentre batteva un fallo laterale nella gara contro di noi.
Riccomini, dopo un breve controllo del medico, rimase in campo e l’Olbia mantenne fino alla fine l’1-0 (rete di Misani) che, se convalidato, avrebbe per l’appunto significato la nostra salvezza ai danni del Pontedera e la matematica promozione del Tempio che, comunque, aveva collezionato tutti i suoi punti in campo.
Collesi alla fine del girone di andata si dimise, lasciando l’Olbia in piena zona retrocessione con 13 punti, 3 solo vittorie, 7 pareggi e 7 sconfitte, non senza aver sconsigliato qualsiasi ingaggio di allenatore esterno visto che, a suo parere, Paolo “Palleddu” Degortes, allora massaggiatore-consigliere di panchina, era più che indicato ad iniziare la sua carriera di …Allenatore.
E, la Storia ha dimostrato quanto lungimirante fosse quella intuizione dell’ex portiere pescarese.
Altro “incrocio” tra i pali quello di Moriano “Moreno” Tampucci, molto amato ad Olbia (nel 1968-69 in C: 25 gare, 15 reti subite e ben 16 gare senza subire gol), un po’ meno a Pescara dove si divise (17 le sue presenze) con Giuseppe Ventura (icona abruzzese), l’onere di difendere la porta di una squadra deludente, partita per vincere il campionato e miseramente retrocessa.
L’ultimo estremo difensore in coabitazione è stato Simone Aresti, al Pescara in B tra il 2015 e 2017 con 36 gettoni complessivi, 43 gol subiti e 9 “zeri”; con l’Olbia in C nel 2017-18, in cui ha subito 52 reti in 38 gare, 7 finite senza danni e 3 rigori parati su 7.
Strepitoso il suo apporto nel “richiamo alla salvezza” nel finale di stagione 2018-19 nell’Olbia di Bernardo Mereu che, poté utilizzare lui in porta, nelle ultime 5 gare di quel torneo “Covid Stopped” e nel doppio spareggio con Giana.
È vero che il compendio finale (7 gare, 6 reti e 4 Clean Sheet) dice poco, ma quel che resta nel Cuore di Tutti noi, fu la cavalcata delle ultime strepitose 6 gare (4 del stagione regolare e i 2 spareggi, di cui 4 vittorie e 2 pareggi) dove assieme al miracolo di RobertONE Ogunseye (gol all’ultimo secondo del 93 minuto di una sfida infinita per l’1-1 della “resurrezione”) Tutti Noi abbiamo in testa la spettacolare saracinesca di Aresti che:
1. non subì gol con Renate (0-0);
2. nella vittoria per 2-1 al Nespoli con Carrarese, dopo il gol iniziale di Pasciuti per una disattenzione di Giandonato, Aresti salva l’Olbia in 4 occasioni clamorose sventate a Valente, Cardoselli, Mignanelli e Infantino e, da match-man indiscusso, contribuisce alla conquista del 3 punti.
Così come a Como dove vinciamo 1-0 con gol iniziale di Cocco (altro ex Pescara) e parata strepitosa di Aresti, sul penalty di Gabrielloni al 90’. L’ultima di campionato con Pistoiese ed il primo spareggio con Giana al Nespoli, vinciamo con il minimo scarto e la “imbattibilità” di Aresti che, termina solo nel ritorno con Giana a Gorgonzola, con il rigore di Perna al 5’ che per i successivi 88’ ci confina nell’inferno della retrocessione. Così fino al 92’ quando una palla lunga di Aresti e il successivo schema da corner di Miceli-Pennington consegnano alla testa di RobertONE ed alla Storia dell’Olbia una pagina indimenticabile dei nostri 116 anni.
Non solo portieri, tra di Noi.
Le nostre due maglie sono state indossate anche da fior fiore di attaccanti: Romolo Ciardella, Vincenzo Palumbo, Andrea Cocco, Valerio Majo, con noi allenò ai tempi di Rusconi, e anche Carmine Gautieri che, ad Olbia, esordisce nel 2010 come allenatore, dopo avere praticamente terminato la sua onorevole carriera di attaccante nel Pescara di Maurizio Sarri e Davide Ballardini.
E per non dimenticare…
I Difensori
:
Michele Zeoli (38 presenze e 1gol) in B al Pescara nel 2004-05 e quasi “centenario” in maglia bianca con 98 presenze e 7 gol, in 4 stagioni;
Massimo Demartis, una stagione a Pescara in B nel 2006-2007 con 31 presenze e una con l’Olbia (25 presenze) nella C2 nel 2009-10, l’ultima dell’era Rusconi.
Avendo iniziato questa escursione nella Storia condivisa tra le due squadre, parlando dei 2 Pescaresi ad Olbia, chiudiamo con gli unici (salvo errori o dimenticanze) due «Fitzos de Terranoa» che abbiano avuto l’onore di vestire la maglia del Pescara:
Michele “fedale” Moro per due stagioni, le stesse in cui in porta c’era Tampucci (dal “70 al “72) e, la prima del 1970-71, in cui faceva coppia col “gemello calcistico” nonché amico Piero, ha disputato 60 gare segnando 1gol;
Piero Giagnoni, il “gemello” di Michele, caro ed indimenticabile Cuore bianco in tutti i ruoli (calciatore, allenatore, dirigente) che, appunto nella stagione “70-“71, disputò 35 gare in quella serie C in cui il Pescara si classificò 12° con 36 punti in 38 partite.
Tore Zappadu