SARA’ LA “MUSICA” CHE GIRA INTORNO?

Lupa Roma-Olbia 1-0
Lupa Roma: Di Loreti; Forti, Celli, Capodaglio(72’ Neri), Bova, Sentinelli, Scibilia, Cerrai (56’ Crescenzo), Tajarol, Morini (56’ Perrulli), Raffaello. All. Cucciari: Di Filippo, Pasqualoni, Luciani, Campobasso,  Chiesa, Faccini.
Olbia: Sorrentino; Malesa, De Cicco, Di Gennaro, Peana, Farina, Budroni, Masia, Pozzebon (91’ Manetta), Molino (87’ Corona), Aloia (56’ Del Rio). All. Biagioni; a disp.: Saraò, Varrucciu, Doddo, Capuano, Taras, Carboni.
Arbitro: Mantelli di Brescia
Rete: 93’ Manetta (autorete)
biagio1Note: corner 6-3 (Lupa); amm.:  Malesa, Di Gennaro, Peana, Farina, Sorrentino; Crescenzo, Celli; 92’ espulso Farina per doppia ammonizione. Rec.: 1’ e 5’.

Le lacrime sostituiscono talvolta un grido. E l’Olbia che piange alla fine di questa, comunque leale, battaglia sportiva combattuta di fronte ad un buon pubblico, è la cifra umana di una sconfitta assolutamente immeritata. Nel pianto trattenuto  di un Biagioni distrutto, nello sguardo addolorato di presidente Pino, negli occhi umidi e spersi di un Manetta incredulo, c’è tutto quello di “cattivo” che lo sport ti fa subire quando qualcosa o qualcuno ti impedisce Il giusto merito ad una grande fatica. Il nosro modo di farlo è quello di ringraziarli tutti: Bravi ragazzi, senza esclusione alcuna. C’è, tra voi, chi ha tenuto il campo con un piglio da superstar (maestoso Di Gennaro) chi ha lottato su ogni pallone nonostante gli acciacchi (De Cicco) chi ha preso botte da orbi (Pozzebon) e chi (Sorrentino) all’89’ ha messo il piede tra il pallone e la rete nell’unca vera insidia avversaria. Ma tutti, proprio tutti hanno messo il cuore dentro ed oltre l’ostacolo, in una clima per niente facile. Persino strano. Oddio forse no, perché per esempio (lo diciamo senza alcuna intenzione polemica) Mantelli, l’arbitro, che per una quarantina di minuti fa giocare al calcio senza metter mai becco sui confronti spesso rudi (4 volte i nostri atleti usciranno dal campo per farsi medicare) ma mai cattivi di atleti che si stanno giocando la “legittima” del loro campionato. Poi d’improvviso cambia registro e quando Malesa (sempre un palmo sopra il cielo) interviene su Scibilia comincia il suo show del giallo (sei di fila tutti a noi, prima dei due ai fiumicini) che, volenti o no, risulterà fatale ai bianchi. E sì, perché oltre a metter paura e timore reverenziale ai nostri negli scontri diretti, siamo a registrare il solito pesante fardello di un consuntivo che ci riporta la immancabile litania: 11ma espulsione (la quarta nei due confronti con Lupa) nonché la 41ma giornata di squalifica per i nostri colori. Una cosa, oltre alle sconfitte, alla fine questi due confronti di campionato, l’hanno sancita con chiarezza: 11 contro 11 la Lupa non ci è mai stata superiore, né mai è stata in vantaggio nel risultato. In inferiorità numerica, la musica ha sempre girato a loro favore. E stavolta, fa ancora più male di quello stramaledetto 1-5 che, grazie ad una prestazione eccelsa, poteva essere sportivamente vendicato. Ed allora cosa non è andato bene in questi, ancora una volta, stramaledetti 96 minuti? Intanto la bravura di Di Loreti, spesso criticato e complice di autentiche disfatte, che si supera su una spizzata di Di Gennaro e su una bellissima incursione del nostro teltese di fascia (Malesa). Poi l’arbitro (ci scusi se la importuniamo ancora una volta) che non vede, o forse interpreta a modo suo il mani netto in area di Forti su cross invitante di Molino, reputandolo una carezza benaugurante al pallone, o quando decide che la spintarella di Tajarol su Manetta, nell’autorete decisiva, sia soltanto un buffetto di buon augurio tra due amici ritrovati. Questi gli episodi che hanno fatto girare la ruota verso una Lupa che a tratti padrona del campo (girandoci molto intorno senza quasi mai trovare la porta) rischiava una irreversibile e ferale crisi di nervi. Fortuna per loro che la tisana del 93’ (per noi più amara della cicuta) li ha rimessi in salute e buon umore. Auguri a loro. A noi resta l’amaro in bocca di un’ennesima occasione perduta, ma come dicevano un tempo proprio dalle parti di…Fiumicino: Numquam quiescere (mai fermarsi).
Ad Majora, steddi.
Simprie