San Cesareo-Olbia 1-1
San Cesareo: G. Sabelli, Rufini, Ansalone, Stazi (76’ Mastrosanti), Benedetti, Santilli, Utzeri (72′ P.G. Sabelli). Bianciardi, Leonardi, Blandino, De Marco (85′ Taverna); a disp.: Opara, Olivieri, Di Murro, Fabiani, Tozzi, Ciampi. All. Perotti.
Olbia: Mazzoleni, De Cicco, Cacciotti, Doddo, Steri, Miceli, Falasca, Brenci, Aloia, Ribeiro, Caboni (72’ Formuso); a disp.: Van der Want, Deiana, Capuano, Vispo, Marro, Riehle. All. Biagioni
Arbitro: De Girolamo di Avellino
Reti: 30’ Alessandro Aloia; 64’ Leonardi
Manco maga Magò, avrebbe saputo fare di peggio. Due punti persi, in larga parte, per una responsabilità oggettiva di una approssimazione ai problemi che è meglio cancellare alla svelta. Lo diciamo con tutto l’affetto del mondo per un cambio societario che abbiamo salutato e salutiamo con immenso entusiasmo. Ma una cosa è pur vera: non tutto ciò che si è deciso in queste giornate febbrili e positive è andato nella direzione giusta. E non ci riferiamo solo all’incomprensibile licenziamento di Beppe Giglio (pensate un po’ quanto ci avrebbe fatto bene domenica prossima contro il Budoni, mentre rischiamo di averlo contro di noi proprio in quei prossimi 90’). Oggi al Roberto Pera, un ragazzo affidabile ed esperto come Paolo Tricoli ci avrebbe fatto come la manodiddio. Ed invece arriviamo a constatare che, proprio contro i penultimi della classe, siamo arrivati in pochi e contatissimi (18 panchina di cui 11 under), malconci (Steri e Ribeiro hanno giocato in condizioni fisiche deficitarie e sono arrivati in afasia a fine della gara) e, manco a dirlo, malassortiti visto che, di necessità virtù, qualcuno (per esempio Cacciotti) si è dovuto sacrificare in un ruolo non proprio consono, e qualcun altro (per esempio il Van der Want, nella forma strepitosa in cui si trova) si è dovuto accomodare in panchina, per carenza cronica dei ‘97.
Insomma, da queste parti, chiunque si intenda di calcio alla vigilia di San Cesareo, aveva le gambe alla giacomo-giacomo, per una gara che sulla carta avremmo dovuto berci in un’unica sorsata.
Al nuovo staff bianco, anch’esso in via di compiuta definizione, ci permettiamo di consigliare quel che suggeriva un anziano saggio ispanico quando diceva che “La rapidità, è una grande virtù, che però genera un pericoloso vizio: la fretta.”
Detto ancora più facile facile, va bene fare le cose con celerità, ma sempre con quel pizzico di attenzione e di pausa che eviti di farle un po’ troppo alla rinfusa.
I risultati di oggi ci ammoniscono e ci riconfermano su quel che da tempo andiamo dicendo. Il campionato non ha un padrone, ma intanto le domeniche se ne vanno e noi siamo sempre come l’Aretino Pietro, con una mano davanti e l’altra dietro.
Inutile girarci intorno: Oggi abbiamo buttato al vento due punti d’oro, e di doman non c’è ancor certezza; o meglio ci sarebbe, persino qualcosa di positivo (e molto anche) che ha detto questa uggiosa puntatina a San Cesareo.
Ci riferiamo alla bella e significativa prova (l’ennesima) che ha dato Ale Aloia, il bomberino fatto in casa che, solo una politica Tafazziana, può farsi sfuggire nelle prossime ore. Chiunque segua l’Olbia da vicino, sa quali siano le qualità di Alessandro il Grande, il suo naturale senso del gol e la sua sfrontata pericolosità nell’area dei 16 metri. Nei sei spezzoni di gara disputati fino a ieri aveva solo mangiato fiele e voglia di cambiare aria; nella prima occasione in cui non ha avuto alternative ed ha disputato 90’ ha segnato e sfiorato più volte il raddoppio.
Gentile Presidente Marino, ascolti anche il lamento di un cronista errante nelle tribune pallonare: Non se lo lasci scappare e, se resta, non può svernare malinconicamente solo in panchina. E se Giglio era troppo “vecchio”, non ci si racconti che Aloia è troppo giovane.
Perché allora davvero, sarebbe meglio affidarsi a maga magò,
Con deferenza e rispetto, Simprie