Olbia-San Cesareo 0-1
Olbia: Saraò; Malesa (82’ Doddo), Pena, Manetta, De Cicco; Farina, Di Gennaro, Simeoni (54’ Carboni); Aloia, Masia (59’ Corona); all. Giorico; a disp.: Sorrentino, Abachisti, Varrucciu, Asole, Budroni, Del Rio;
San Cesareo: Matera; Tarantino, D’Ambrosio, Galluzzo, Bernardi; Felici, Gissi (88’Sparvoli), Cerro, Siclari; Foderaro (69’ De Paolis), Longorbardi (84’ Del Vecchio); all. Ferazzoli; a disp.: Castagnaro, Olivieri, Campanella, Stazi, Ramacci, Manzini.
Arbitro: Pietropaolo di Modena:
Reti: 61’ Longobardi (r)
Note: corner 4-9 per San Cesareo; amm. Malesa (va in diffida), De Cicco, Peana (diffidato salta la prossima), Simeoni; Matera, D’Ambrosio; al 44’ dal dischetto Di Gennaro colpisce il palo sbagliando il rigore.
Le sconfitte sono come le mandorle amare, una dopo l’altra ti abitui e persino le digerisci: alla fine ci fai così tanto il callo che ti sembra quasi di non sentire più il gusto acre del cianuro. Lo sai che a mangiarne troppe ti avvelenano, ma ti sembra che la prossima volta forse andrà meglio. E nel calcio, si sa, la dose di speranza non si nega mai a nessuno; di domenica in domenica un altro orizzonte ti appare in tutto il suo splendore, persino in un campionato così stregato come quello che ormai ha completato il primo giro di andata. E per il ritorno, lo sai, o almeno lo speri, che ci sarà sempre tempo per tornare a sognare, per rientrare in corsa e riprendere, magari persino a vincere. Oggi col San Cesareo non ce n’è andata bene una. In fondo ai rossoblù non si è concesso niente di più di quel che il blasone poteva riscattare al banco dei pegni. E quando si sonio liberati davanti a Saraò ci ha pensato il portierone a far capire quali danni abbia arrecato ai bianchi la sua assenza nelle ultime sei gare. Per carità hanno vinto senza rubare niente, ma solo perché loro, anzi il Longobardi, ex di vaglia e di grande cinismo, ha messo dentro dagli undici metri (fallo sanzionato a Di Gennaro) che questa volta Saraò non ha battezzato come suo solito e come il suo coach Marco gli aveva consigliato, buttandosi purtroppo dalla parte sbagliata. Noi il nostro, di rigore, manco a dirlo lo abbiamo irrimediabilmente cannato perché mancava Pozzebon che, di questi tempi, sbaglia soltanto quando non è in campo (squalificato per somma di ammonizioni) e Di Gennaro, anche in questo caso, è stato meno bravo di quel che il suo carisma poteva garantire. Il risultato è tutto qui: due rigori uno segnato l’altro no. E l’Olbia che, va detto, per la prima volta in questo campionato non ha segnato nemmeno un gol, si ritrova con la necessità di riflettere su questa quarta sconfitta casalinga (7 complessiva) e su questo stramaledetto tunnel dal quale non riesce ad uscire. Senza più riferimenti alla trequarti (comunque previsti in arrivo e, forse, persino in rientro, come regalo di Natale, con calciatori di spessore) abbiamo provato a giocare con una sola punta di appena 17 anni, brava e sagace quant’altri mai, ma troppo sola e poco servita. Meglio quando finalmente Carboni e Corona (a proposito perché non da subito, magari a turno?), sono venuti via dalla panca delle riserve a dare una mano in campo, mostrando quanto bene potranno tornare utili a quest’Olbia che, comunque la si pensi, non è stata neppure per un attimo inferiore al San Cesareo. Non poche le azioni da gol, non troppo il riscontro della fortuna. Ma alla fine conta il risultato o, meglio l’ennesimo non-risultato. Adesso, altro giro altra corsa, il girone di ritorno incombe; come detto: qualche altro piccolo ritocco all’organico e siamo pronti a chiudere i conti con tutto ciò che di buono (tanto) e di brutto (non poco) questo 2013 ci ha portato. Con qualche ora ancora per riflettere meglio sul da farsi per ritrovare i fasti non troppo antichi e qualche ora di serenità in più. Godendoci tutti in santa pace e come dio comanda le sante feste. Il resto si vede dal 27 in poi, quando anche questa ennesima sbornia da sconfitta sarà stata smaltita da tutti.
Simprie