Olbia-Aprilia 0-2
Olbia: Sannino; Ravot, Peana, Pinna, De Cicco; Masia (78’ Barone), Steri, Capuano (64’ Khalì); Oggiano, La Cava (18’ Saraò), Mastinu; all.: Biagioni; a disp.: Varrucciu, Del Rio Iv., Budroni, Murgia, Del Rio Al., Taras.
Aprilia: Caruso; Montella, Chiarucci, Esposito (32’ Giangrande); Maola (85’ Schiumarini), Cannariato, Crepaldi, Fabiani, Pagliaroli (67’ Cioè); Roversi, Toto. All. Fattori; a disp.: Casciotti, Trincia, Molinari, Mele
Arbitro: Colinucci di Cesena
Reti: 8’ Roversi; 25 Pagliaroli
Note: al 16’ L’arbitro espelle Sannino per fallo da ultimo uomo e concede il calcio di rigore; dal dischetto Esposito si vede respinto il sinistro da Saraò appena subentrato in porta (per il tramite di La Cava). Amm.: Esposito, Chiarucci, Masia. Corner 4-5 per Aprilia; rec. 2 e 4’.
Continua il cattivo feeling dell’Olbia con il mese di novembre, lo scorso anno fu spaventoso, quest’anno si annuncia ancora peggio: un incubo!
Un’Olbia che è entrata in confusione ancor prima di andare sul rettangolo di gioco.
Per parte nostra occorreva ripartire da quanto di buono (non poco davvero) dimostrato nella sfortunata trasferta di Ostia, persa per una svista dell’arbitro (rigore regalato) e giocata ad armi contro la corazzata del girone. Se, per esempio, dopo tanto penare, si era arrivati alla consapevolezza che occorre schierarsi con Saraò in porta, quantomeno in questa delicatissima fase in cui siamo una delle difese più colabrodo del girone, perché rimescolare il mazzo? Non ci si venga a dire che la questione sono gli under, perché così come ad Ostia si ebbe il coraggio di far esordire il 17enne Murgia per fare il quarto, altrettanto si poteva fare oggi con il bomberino olbiese o, magari, inserire sin dall’inizio Khalì che attaccante nasce e attaccante ha dimostrato di poter essere, anche nei pochi minuti finali in cui è stato chiamato a misurarsi con questo maledetto match. Eppoi, perché stravolgere la coppia di centrali (Del Rio-Varrucciu) che così bene si era comportata ad Ostia? Fuori tutti e due per ricostruire una coppia che (quando il diavolo oltre alle pentole fa anche i coperchi) ha finito per essere decisiva in occasione dei 15’ più pazzi di tutta la stagione messi in scena dalla inconsistente difesa bianca (oggi listata in nero con una divisa inedita, ma evidentemente adeguata). Retropassaggi da brivido e tutti fuori misura, o meglio a misura perfetta per Roversi e Pagliaroli, un circolo di belle statuine (nel primo gol) quando il duo dei funamboli laziali giocava al Tira tu che Tiro anch’io e dove nessuno, dal portiere a Pinna e Peana ha ritenuto giusto spazzar via con decisione. Eppoi il rigore, anch’esso causato da un retropassaggio da scapoli-ammogliati. Ed il secondo gol, regalo generoso dei “morti-morti”, a Pagliaroli su una palla che è rimasta ferma per un’eternità a distanza di sicurezza della nostra retroguardia senza che nessuno avesse l’ardire di intervenire e spedirla all’infeno. Alla fine dei conti ha perso l’Olbia da sola, più che vincere l’Aprilia, ma il prodotto non cambia. E quel che più manda in bestia è che la squadra, anche quando si è trovata in 10, ha messo dentro cuore, magari persino confuse geometrie di gioco, ma avrebbe persino meritato la marcatura se il palo e, in almeno tre o quattro occasioni, Caruso non avesse dimostrato che è sempre corretta l’equazione del meglio avere in porta un portiere che para, piuttosto che un under in meno in mezzo al campo. La gara è tutta qui, l’Aprilia dopo il due a zero, ha pensato bene di chiudersi a riccio con doppio catenaccio, lasciando avanti quelle fastidiose zanzare di Pagliaroli e Roversi che, in diverse occasioni hanno operato ripartenze da brivido, ma comunque (anche quelle più pericolose) sempre sventate da Beppe Saraò, per l’appunto uno dei portieri che para meglio in tutta la serie D.
Insomma prima che sia default, occorre resettare tutto, ed ancor prima delle aspirazioni e dei sogni di gloria, bisogna rimettere in sesto i cocci. Siamo convinti che la squadra ha in sé molti degli anticorpi utili a rimettere in carreggiata la rotta e quel che manca, lo si può e lo si deve acquistare al mercato di riparazione. Ma prima di tutto è utile sapere se una squadra costruita per un modulo (4-3-3) può essere snaturata per esempio relegando sulla fascia un Oggiano, fino ad oggi travolgente assieme a Mastinu e Molino, e quindi imballando tutto ciò che di buono (gioco e gol) quei tre fuoriclasse ci avevano saputo offrire sin qui. Nel calcio tutto è possibile, ma proprio quando sembrava che fosse finito il tempo degli esperimenti, siamo ripiombati in un cantiere dove tutto sembra sempre ancora campato per aria.
Il lavoro per Biagioni non è poco, quello che manca a lui ed all’Olbia è il tempo…
Ad majora ragazzi perché (speriamo) peggio di così davvero non si può andare.
Salvatore Zappadu