Olbia-Nuorese 3-4
Olbia: Saraò, Ravot, De Cicco, Peana, Barone (69’ La Cava), Varrucciu, Capuano (82’ Khali), Brenci, Mastinu (82’ Masia), Molino, Oggiano. A disp.: Deiana, Malesa, Del Rio Iv., Budroni, Steri, Taras. All.: Oberdan Biagioni
Nuorese: Nurra, Bonu, Bossa, Boi, Gianni, Frongia (80’ Fadda), Cadau (57’ Bianchi), Alessandrì, Cappai, Cocuzza, Sigismondi (64’ Deiana). A disp.: Borrelli, Tullio, Puddu, Lepore, Pusceddu, Buttau. All.: Guglielmo Bacci.
Arbitro: Simone Sozza di Seregno
Reti: 7’, 85’ e 89’ Molino; 64’ Nurra, 41’ e 86’ Cappai, 95’ Fadda
Note: corner 3-3, amm.: Varrucciu, Brenci, De Cicco (O), Cadau (diffidato salta la prossima), Bonu (va in diffida).
Di tutto e di più. Alla fine, vince la Nuorese perché a 20’’ dalla fine il ragazzino Fadda, con la complicità di un Saraò irriconoscibile, mette dentro il match-ball che chiude l’incontro. Una gara che, per capirla bene, bisogna riavvolgerla proprio dai titoli di coda. Perché stavolta chi ha deciso tutto è stato l’arbitro. Il signor Sozza, a scanso di equivoci, è stato il miglior arbitro visto al Nespoli. Ha fatto giocare, come piace a noi ed agli inglesi, non ha mai ceduto alle sceneggiate dell’uno o dell’altro protagonista, ha privilegiato il ritmo e l’azione del gioco, sanzionando il giusto (a parte le solite “stronzate” dei guardalinee) ed è sempre stato protagonista decisivo e corretto in tutti gli episodi. Meno uno, purtroppo quello decisivo.
Ha tentennato, tanto che per qualche attimo era talmente indeciso che si è persino fatto sfuggire la ripartenza verdazzurra (poi decisiva per la punizione finale di Fadda). Il fatto è che al 94’ uno scatenato ed incontenibile Molino, prende palla sulla sinistra penetra da padrone in area, salta come sempre Bonu e si appresta a calciare a rete a due passi da Nurra: la gente è tutta in piedi con l’urlo in gola, perché è la palla buona perfetta per chiudere con un sonoro 4-3 il confronto epico tra Molino e la Nuorese. Ma Bonu non ci sta e vedendosi superato strattona la maglia e la carena di Molino per il più semplice, banale ed indiscutibile (nessuno degli sportivi dirigenti nuoresi l’ha negato) dei rigori. Eppure Sozza di Seregno si mostra pavido e colpevole, sembra annichilito, come indeciso se prendersi la responsabilità di decretare un penalty che chiuda questa appassionante sfida. Alla fine decide di non dare questo sacrosanto rigore e manda in vacca tutti gli sforzi dell’Olbia. Ed indirettamente fa girare la lancetta della buona sorte a vantaggio degli ospiti. Visto che su Cappai in ripartenza e Varrucciu in sufficiente copertura, decide di arrivare come un caterpillar uno stranito De Cicco che lo stende proprio nel punto più vicino al limite dell’area, giusto la distanza per consentire al coetaneo Michele Fadda di completare per lui e i compagni, un sogno fino a pochi istanti prima decisamente svanito. Eppoi se c’era qualche dubbio, a dissiparlo ci pensa Saraò, che nella peggior partita della sua pur brillante e dignitosa carriera, si mostra impacciato e pauroso sull’interno sinistro di Fadda neppure tanto potente o angolato e, di fatto, provvede lui a spedire la palla nel sacco. Brutto e costosissimo erroraccio, ma non unico e neppure il peggiore. Al 64’, durante una tormenta d’acqua e una serie di folate di vento, l’altro ’95 Giacomo Nurra di professione portiere, rinvia dalla sua area, come un portiere seppur giovanissimo deve fare. Saraò, è fuori area, in cerca funghi (ma se le antunna escono quando smette di piovere, perché non rimanere in porta, al riparo tra i pali?). Il pallone lo scavalca, gonfia la rete e Nurra festeggia 38 giorni prima del dovuto il suo Natale, con un gol del tipo “oggi le comiche” ma comunque strepitoso. Finisce male, malissimo anche la seconda gara casalinga con Biagioni in panca. E si fa davvero fatica a raccontarla con raziocinio. Perché l’Olbia seppure a sprazzi e a dispetto di non poche défaillance dei suoi migliori attori protagonisti (Oggiano su tutti) avrebbe meritato più della Nuorese di vincere, perché ha giocato meglio nel primo tempo soprattutto. La Nuorese ha giocato come si fa in un derby, non mollando mai, pallone su pallone, magari alla rinfusa, magari anche salvandosi in diverse occasioni con un po’ di “culo” o per la svista del solito guardalinee sardo che segnala fuorigioco esistiti soltanto nella sua fantasia, ma sta di fatto che Cappai, anzi mister Alessandro Alessandrì (vero mattatore della sua squadra) e soci alla fine non hanno rubato niente, perché il furto aggravato con scasso e sconquasso lo ha commesso solo l’arbitro. Ma, nel calcio si sa, l’arbitro non paga mai e se rompe qualcosa, cocci e fatture restano in carico a chi è costretto a subire il suo errore. Errore che va ben al di là dei 3 punti rubati, visto che adesso l’Olbia è costretta a fare i conti con tutti i guasti di una classifica e di una condizione morale da inferno dantesco. In attesa che arrivi Caronte.
Per la speranza, alla prossima puntata.
Tore Zappadu