L’Olbia ha perso uno dei suoi più fedeli e carissimi sostenitori.
L’avvocato Arrigo Filigheddu, ha ceduto alla malattia vigliacca e violenta ed ha lasciato, per sempre, il campo della vita. Viene a mancare, alla città ed all’Olbiacalcio un signore d’altri tempi, un tifoso senza pari ed un purosangue della olbiesità. Capita, ogni volta che ci viene a mancare una persona cara, di riportare alla memoria i momenti della nostra condivisione. E di Arrigo ne ho memorizzato due fortissimi. Il primo si riferisce alla morte di mio padre. grande amico di Arrigo e di suo padre. Ricordo di aver vissuto quei momenti di sgomento e di disorientamento personale, con lui vicino e sodale quant’altri mai. Ed ancora ricordo, i tantissimi momenti delle decine e decine di partite vissute assieme, sulla centrale dell’Olbia. Con lui, quasi sempre in perenne ritardo, che prima di osservare la partita richiedeva il foglio delle mie formazioni, perché voleva sapere non solo con chi avevamo da “contro-battere” ma, ancor di più, se il nostro mister di turno avesse azzeccato la scelta degli uomini migliori. Un grande appassionato della nostra storia e della nostra olbiesità, anche durante la malattia gli amici (Roberto, Piero, Antonino, Pasquale…) provvedevano in qualche modo ad aggiornarlo sul risultato e l’andamento della gara. La passione dell’Olbia l’aveva ereditata da suo padre, indimenticato dirigente della società, così come a me era stata iniettata dal mio, cronista storico dell’Olbia dal dopoguerra agli anni duemila.
Per questo, nel ricordare Arrigo ho voluto inserire due immagini.
In alto (cliccare sulla foto per vederla integrale) una formazione della stagione “58-59 nella quale è ripreso anche il padre (l’ultimo a destra, con l’impermeabile sul braccio); l’altra (qui a fianco) assieme a me sugli spalti del Nespoli.
Personalmente non ho mai indugiato al piacere di apparire nelle foto e, anche per questo, mio fratello fotografo, quando poteva, si divertiva a farmi questo dispetto. Ma questa foto specifica, non lo dico per piaggeria, mi è sempre piaciuta. Lo dissi anche ad Arrigo che ci teneva ad averla.
Provvidi a consegnargliela, per il tramite di Roberto, quando la sua malattia aveva cominciato ad invadere il campo della sua esistenza.
Ciao, Arrigo, mi è piaciuto ricordarti così, anche perché solo io e te sappiamo le cose belle che mi stavi dicendo in quel momento.
Ed è forse anche per questo che sto provando a ricambiare, a modo mio, il grande dono che ho avuto nell’esserti stato amico.
Tore