Superato il sesto del cammino, sembra più che corretto fare pit-stop. Serve a carpire quanto di buono e quanto di sbagliato costruito fino ad oggi e, ancor più, capire come porre rimedio agli errori, per cambiar rotta. Raccontano gli entomologi che la farfalla per diventare tale, attraversa 4 stadi: uovo, bruco, pupo e adulto. Ma lo fa abbastanza in fretta, anche perché la vita di una farfalla è molto “corta”. Come il campionato!
A guardar bene le sei gare fin qui disputate va detto come, allo stato dei fatti, non ci sia sta una sola gara vincente e al contempo convincente; fu così anche la prima con Selargius che, a parte l’attenzione mediatica sulla Zeman-family, mostra tutti interi i prodomi di una brutta farsa già vista (il povero Portotorres della scorsa stagione). Persino quella prima prova la vincemmo 2-0 con una misera rete al 30’ e un rigore generosissimo a nostro vantaggio al 97’. In mezzo almeno una doppia coppia di occasioni per gli amaranto sbagliate solo per loro insipienza.
Insomma 8 punti conquistati (almeno 4, se non 5 considerando anche Viterbo, buttati al vento), 2 gare vinte, 2 pari e due perse, 11Farfalle in volo gol fatti, 11 subiti dentro una graduatoria che, lì davanti, sta prendendo forma e connotati che finora ci escludono dalla lotta per le prime piazze. Eppure, non tutto fila secondo logica. C’è, in chi ama questa maglia e questa squadra, la sensazione netta che l’Olbia vista finora non sia quella che può essere. Tanti pezzi del puzzle non combaciano e, fors’anche per questa ragione, i risultati non tornano. Può anche essere che ci voglia del tempo, ma questo nel calcio è il parametro meno “paziente”, perché il vero nemico del tempo è proprio il tempo che manca. Tutto scivola via veloce, ed ogni domenica è sempre quella decisiva.
Fondamentalmente questa è una squadra “sbocciata” dalla cintola in su. Ha sempre segnato e bene, costruendo almeno quattro volte di più delle palle gol che ha realizzato, ma soffre maledettamente di personalità e gestione sia in difesa che a centrocampo. Detta così sembra semplice, perché nel calcio quel che non hai, potenzialmente, lo puoi sempre “acquistare” e, può anche essere che, magari al mercato invernale, qualche assestamento di debba essere fatto. Ma, va detto, il problema vero è che questi uomini e questa squadra non si sono ancora espressi al meglio di come possono fare. Anche in avanti, dove tutto va quasi divinamente, va ricordato che, La Cava, per doti e pedigree, è stato utile per il cosiddetto “lavoro sporco” (tener botta, far salir la squadra, occupare la fase alta dell’area, far da sponda ai compagni etc.) ma lui deve garantire anche le soluzioni alternative e i gol (pochi, maledetti e subito) che mancano per farne sempre uno in più degli avversari. Così come, lo diciamo dopo alcune avvisaglie di Terracina, i tre tenori (ieri spoliati di Mastinu per i postumi di una brutta capocciata nella rifinitura di sabato), funzionano a meraviglia solo se il canto è corale e se, nella loro fortissima propensione di eccelsi fantasisti, trovano sempre la soluzione utile al gruppo e non tanto alle esigenze personali, magari scegliendo di passar il pallone invece di forzare una soluzione personale e complicata.
Al centrocampo saltata per qualche tempo, per questioni di infortunio, la priorità dell’under Doddo ad integrare, soprattutto nel ritmo e dinamismo la qualità del centrocampo, Scotto ha dovuto provare soluzioni sempre diverse per ogni avversario. E siamo ancora in attesa di uscire dal guado.
In difesa, abbiamo un’abbondante scelta tra i centrali (ieri assente Varrucciu per febbre), con i due nuovi arrivati che a Terracina in missione avanzata, su corner, riescono per la prima in due stagioni, in coppia e per la parte di loro competenza, a sbrogliare la gara e regalare un assist fantastico ai compagni, per la conquista dei primi tre punti, poi  svaniti sul filo di lana.
Il resto è storia degli under. Detto che le prime quattro in graduatoria utilizzano, come i bianchi, il portiere “giovane”, la società e la squadra tengono nella riserva del suo potenziale, in casi malaugurati (lo scorso anno docet), uno dei o, probabilmente, il migliore dei portieri del girone, resta da apprezzare tutto quel che di buono hanno saputo meritarsi i ragazzi del “gruppetto”, a partire proprio da Sannino. C’è poi la scoperta di Khalifa Mbaye Babacar, un valore aggiunto che ancora, un po’ come la squadra, deve sprigionare tutto intero il suo innato talento. Affidabili sia l’esperto Di Cicco che il giovanissimo Ravot che, con continui progressi, sta migliorando la propria rappresentazione del ruolo e della sua importanza. Il rientro di Loddo, Del Rio, Capuano, Doddo; la interessante esplosività di alcuni ragazzi (Murgia 97, il portiere Deiana 98 in prospettiva), l’affidabilità degli altri (Budroni, Taras, Columbano) il bello e impossibile (?) Mamadou; insomma, magari può anche essere utile rafforzare, ma l’unica sofferenza in questa fascia appare evidente solo con la sproporzione in raffronto allo scorso anno e le certezze under, aggiuntive alle attuali, di Malesa e Aloia.
Siamo convinti che i campionati, come storia e tradizione della D insegnano, si vincono solo dopo dicembre, ma nel contempo è certo che si perdono molto prima. Il tempo, come detto, uccide il tempo e il prossimo banco di prova con Anziolavinio è già servito in tavola, utile per sfatare l’idea che la nostra bella incompiuta abbia ancora una sola ragione per rimanere ancora… bruco.

Ad majora ragazzi e, buona schiusa…farfalla.
Simprie