SORA-OLBIA 3-0
Sora: Frasca, Berardi, Maccaroni, De Bruno, D’Andrea, Bellucci (79′ Barigelli), Prata, Jukic (66′ Cardazzi), De Marco, Soudant, Copponi (81′ Cataldi). All. Castiello; De Robertis, Fischetti, Blandino, Simoncelli, Cruz, Cestrone.

Olbia: Sannino, Ravot, Peana, De Cicco, Pinna; Steri (72′ Del Rio Iv.), Masia, Khalì (68′ Capuano); Oggiano, La Cava, Mastinu. All. Scotto. A disp.: Saraò, Varrucciu, Del Rio Al., Barone, Loddo, Taras, Budroni
Arbitro: Catucci di Foggia
Reti: 53′ e 57′ De Marco, 64′ Bellucci ;
Note: amm. D’Andrea, Pinna riammonito al 62′ ed espulso, Soudant, Bellucci, Copponi; Mastinu che va in diffida. De Cicco riammonito ed espulso al 93’,  Rec’: 2 e 4’.

riflessioneSi racconta che il re Franceschiello quando i generali del suo esercito gli raccontava di non avere armi per combattere il nemico, suggerisse: facite a faccia feroce! Ecco, a Sora si è un po’ materializzato a nostro danno quello che la leggenda racconta dell’esercito napoletano. La nostra piccola armata calcistica, dopo aver domato e giocato un match alla sua portata, d’improvviso perde la trebisonda e si incunea in un vicolo senza uscita, perdendo partita e faccia. L’incubo, sempre temuto, il crazy time, sempre dietro l’angolo, ma che speri non si manifesti mai e che invece improvvisamente sconvolge ogni sicurezza, ogni speranza ed in un attimo dilapida tutta la credibilità faticosamente conquistata. Torniamo da Sora con la testa vuota e le ossa rotte. E non parliamo tanto di questioni tecnico-tattiche, parliamo di testa, quella che in certe situazioni conta più di ogni altra cosa. In eventi, piccoli o grandi, come le competizioni sportive le variabili sono così tante e variegate che prevederle e gestirle è cosa sovraumana. Ma ce n’è una, ciclica e costante che vale per tutti e quando tocca a te, come dicono a Roma c’è solo la grande sapienza popolare che ti deve guidare: a chi tocca nun se ngrugna! Ci riferiamo alle immancabili e periodiche direzioni arbitrali sbagliate (teniamoci sull’aulico) che possono essere anche contestate, ma giusto i secondi per rientrare in sé e ritrovare la carica per superare anche questa possibile e prevedibile condizione avversa che, comunque, mai e poi mai, deve farci sconnettere e sragionare.
In fondo cosa può aver mai fatto di grave un arbitro che prima evita di ammonire per la seconda volta un fallaccio di D’Andrea su Oggiano che ci avrebbe consentito di giocare noi in superiorità numerica? Cosa può mai essere un gol di La Cava prima convalidato e poi dopo interminabili secondi annullato? Ed infine non vedere lo strattone evidente e scorrettissimo di cui si serve Soudant per rubare il pallone a Ravot e servire a De Marco l’assist per il primo vantaggio dei bianconeri? Oppure anche dopo, quando prima espelle Bellucci per doppia ammonizione poi si corregge ed ammonisce Copponi così da lasciare il Sora sempre con uno in più.
Okey, si può capire, magari ti lamenti, ma lo devi fare nell’unico modo utile, attraverso la voce del tuo capitano e nei modi più urbani ed addomesticati possibili. Non serve a niente anche questo, ma ti fa passare almeno l’ansia di non esserti incazzato. Ma continuare a far polemica e farti saltare le coronarie è peggio, serve a molto meno, e ti procura guai indotti che ti trascini anche al di là della stessa partita in questione. Ed il rischio vero è che questo non resti un episodio. Se i conteggi dei gialli di questa gara sono giusti siamo alla quarta gara arrivati a 15 ammoniti (quasi 4 a partita) due espulsioni e due giornate di squalifica e Mastinu va in diffida.
Lo scorso anno, stramalandato in quanto a disciplina, chiudemmo questa particolare graduatoria con 93 gialli (2,73 a partita), 16 espulsioni e 46 giornate di squalifica.
Siamo ancora in tempo per fermarci a riflettere bene. Perché, anche se nessuno l’ha mai detto o scritto, sappiamo tutti, quanto quelle squalifiche ci abbiano fatto perdere in termini di punti e di competizione. Lo sappiamo tutti molto bene, soprattutto pensando al danno delle 10 giornate, equamente divise, tra Masia e Saraò. Insomma, prima ancora di rivedere gli errori, comunque non irrilevanti, nelle diverse porzioni dello schieramento tattico, c’è da curare l’umore, la depressione, per ritrovare la giusta carica esplosiva e riacciuffare l’autostima. Serve questo, solo questo: una profonda analisi di quel che è successo e non deve può essere. E la riflessione, coinvolge tutti.
Perché con la “faccia feroce” non si conquistano né prestigio né punti, tanto meno si cambiano le decisioni degli arbitri.
Ad majora ragazzi, e sempre, sempre, sempre Forza Olbia.
Simprie