NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA
Terracina-Olbia 3-2
Terracina (4-2-3-1): Porcaro; Bernisi (46’ Bucciarelli), Sbardella, Varchetta, Madeddu; Vitale, Nuvoli; Genchi, Marzullo (72′ Costantino), Oggiano (59′ Vano); Fava Passaro. A disp.: Teoli, Botta, Serapiglia, Ostieri, Falco, Miele. All.: Agovino.
Olbia (4-2-3-1): Sorrentino; Malesa, Peana, Farina, De Cicco; Simeoni (72′ Di Gennaro), Masia (86’ Carboni); Del Rio, Aloia, Molino (78′ Corona); Pozzebon. A disp.: Sarao, Doddo, Varrucciu, Varone, Taras, Budroni. All.: Serreri (Biagioni squalificato)
Arbitro: Moraglia di Verona
Reti: 7′ Pozzebon (O) su rigore, 8′ Oggiano (T), 54’  Pozzebon (O), 69’ Vano (T), 71’ Marzullo (T)
Note: Partita a porte chiuse. Espulsi: Genchi (T) al 5′ per gioco scorretto. Allontanati al 57′  Emanuele Germano (ds Terracina) per proteste, Massimo Agovino (all. Terracina) al 69′ per comportamento non regolamentare. Ammoniti: Vitale, Varchetta, Vano (diffidato salta la prossima), Pozzebon. Angoli: 2–3 per l’Olbia. Recuperi: 3′ p.t.; 4′ s.t

Dietro questo “folle” 3-2 con cui l’Olbia spreca l’occasionissima per l’attesa vendetta sportiva del 1-4 dell’andata, quando non ci fu partita, per lo strapotere dei tigrotti nei confronti di un’Olbia in disarmo umano e psicologico, c’è ben più di quel che una semplice cronaca può raccontare. C’è la impossibilità dei bianchi di Biagioni di interpretare la foia agonistica di un gruppo che, oltre al retorico cuore e carattere ci ha messo dentro dell’altro, visto che per tutti i 90’ i nostri ragazzi sono stati fatti oggetto di un clima ed un’acredine intimidatoria degna di ben altri scenari.
Tutto comincia con la sceneggiata messa in piedi dai biancocelesti per il rigore nettissimo sul cross di Molino che manda ai matti più di uno degli spocchiosi atleti e che inducono l’arbitro Moraglia a spedire anzitempo nello spogliatoio un irriverente e iperteso Genchi. Gli va comunque subito di lusso, perché con il solito nostro guazzabuglio sui corner, magnanimamente concediamo la ennesima cavolata che frutta il decimo gol nella nostra porta  da calcio d’angolo.
La partita sembra comunque incanalata in un verso tutt’affatto piacevole per i locali che, non venendo a capo di niente (il pareggio per loro sarebbe poco meno di un lutto) incentivano il loro scontro intimidatorio contro i nostri ragazzi e la nostra panchina. In campo chi fa la partita è l’Olbia ed anche se non crea molto avrebbe comunque più di una chance per regolare i conti, ma sembra non riuscirci. In un’occasione pensate, quel “tenerone” di Molino arriva persino di fronte a Porcaro e si ferma per fairplay, avendo visto un avversario a terra, evitando di fare gol e di inasprire i già troppo accesi animi degli avversari che comunque non si fermano.
Anche al rientro nell’intervallo la solfa continua. Minacce e intimidazioni di ogni genere, Agovino sopra ogni altro. Insomma, parliamoci chiaro, cuore e carattere c’entrano poco.
E quando Pozzebon mette dentro il servizio delizioso di Delrio, al Colavolpe cala la disperazione. Ed il clima se possibile si fa ancora più incandescente. Bernisi e Pozzebon saltano di testa e si inzuccano, ma cronisti e locali vedono un’inesistente gomitata e chiedono di far fuori quello che li sta castigando. Stando a  quel che si intravvede sul campo, non ci sarebbe storia. Il 2-1 sarebbe anche troppo stretto per i bianchi. Poi tutto diventa…Vano. Come all’andata il cecchino ex Ceccano frustra qualsiasi logica ed aiutato prima da un errore di Farina e poi da una indispensabile compartecipazione di Marzullo rende possibile quel che non ti aspetti. Insomma vincono una gara che non hanno meritato.
La vittoria, questa vittoria contro di noi se la sono costruita con i pianti di coccodrillo, lamentando proprio su di noi presunti, inesistenti e ridicoli favoritismi arbitrali ed utilizzando assieme al turpiloquio, il peggior bagaglio di invettive e di minacce che si possa mettere in campo. E va anche precisato che dopo averne conosciuto e sopportato tante (più spesso che volentieri anche meritate) l’Olbia delle 82 ammonizioni, 15 espulsioni 42 giornate di squalifica, e dei 13 rigori contro, è una squadra che ha smesso di lamentarsi e che accetta quel viene dalle decisioni arbitrali giuste o sbagliate che siano.
Il vero paradosso è che, probabilmente, questi tre punti a Terracina l’Olbia li ha persi, proprio perché non ha voluto rispondere colpo su colpo all’atteggiamento provocatorio degli avversari. Era arrivata a Terracina convinta di disputare una partita di pallone, non una guerra fratricida. Una desueta stronzata dello sport recita che ”Chi vince ha sempre ragione”.
Beh, mica è sempre vero.
Ad Majora, Steddi.
Simprie.