Anche allora eravamo a metà novembre.
Correva l’anno 2015, quando una scarna e “incolore” certezza venne pubblicata sulla Nuova del 19 novembre (nella foto) per confermare quello che, nel “cicalio” dei bar e degli ambienti sportivi biancolbiesi, era da qualche tempo preventivato.
La firma sul documento che sanciva l’arrivo dei nuovi proprietari e il cambio di guardia tra Pino Scanu e Alessandro Marino, segnò la svolta storica che, dopo poco meno di due lustri, ci ha portati su un altro pianeta calcistico, quantomeno nelle aspettative di chi crede fermamente che Olbia e LOLBIA meritino di calpestare palcoscenici sociali e sportivi di rilievo importante.
In quel tramonto del 2015, Marino e il suo staff misero subito in chiaro qual era il loro obiettivo primario.
Ci fu immediatamente un “assalto” più che consistente nel mercato invernale, per rinfoltire e, ancor di più, per rinforzare la squadra.
Il colpo da novanta fu certamente il rientro di Andrea Cossu all’Olbia con cui, sulla metà degli anni ’90, aveva esordito nei professionisti.
Con lui arrivarono: Enrico Geroni, Davide De Angeli, Salvatore Gallo; Paolo Dametto, Luca Caboni, Marco Piredda, Mattheus Coloritti, Simone Pinna e Matteo Cotali.
Ma, di sicuro l’apporto più inciso, arrivò alla Befana del 2006, quando con la netta sconfitta casalinga (0-2) con la Torres alla prima gara del girone di ritorno, il “carbone” nella calza di Biagioni condusse Michele Mignani alla panchina che, con una cavalcata senza sosta (1 sola sconfitta ad Albalonga in 18 partite, 11 vittorie e 6 pareggi) comprensive anche dei playoff, ci portò alla meritata promozione.
Con Mignani in panchina, recuperammo: 10 punti al Grosseto, 9 al Rieti, 8 all’Arzachena, 4 alla Torres, arrivando a 62 punti, secondi, dietro la Viterbese che vinse il campionato con la promozione diretta, ma ex-equo con Grosseto e Torres contro le quali vincemmo sui loro campi, la concorrenza, per la seconda promozione in C.
Quell’Olbia “battezzata” 8 anni fa, oggi cambia ancora faccia, consistenza finanziaria, organizzativa e di programmazione, diventando un “prototipo” sportivo unico nel suo genere (qui il comunicato stampa finale).
Ed è anche la prima volta di capitali svizzeri investiti nello calcio italiano.
È la prima volta che un programma di rilancio di una compagine calcistica militante in serie C, comprende anche la costruzione di uno stadio moderno e di prestigio; una sinergia che comprende il potenziamento e rilancio delle squadre giovanili e di quella femminile, per far si che il “brand” Olbiacalcio (così impareremo a conoscerlo) sia sempre più inclusivo: “non vogliamo ragionare solo sulla prima squadra, vogliamo fare network per le Giovanili con club di tutto il mondo con i quali abbiamo dei contatti, anche a livello femminile. Vogliamo creare un’Olbia femminile competitiva.”
Marino che, rimane presidente nonché consigliere federale, e la nuova proprietà si sono dati tre/quattro anni per verificare riscontri effettivi del progetto d’insieme, perché questi sono i tempi del business.
Insomma una Nuova Olbia che, con risorse, uomini, idee e progetti nuovi che prova a volare alto, più in alto di quanto mai la maglia bianca abbia potuto nemmeno immaginare.
Per questo stona e non poco, la “sgradita” sorpresa del giornale di Sassari che in una circostanza importante come questa dedichi 2 pezzi alle vicende del calcio Olbiese, 2 pezzi più lunghi una colonna, (non capitava da tempi immemorabili) e, con naturale “antisportività”, apre addirittura le pagine sportive con un manifesto davvero impressionante: “Pugno di Ferro contro gli ultras, Colpiti da Daspo 37 olbiesi”.
“Strillo” che, manco a dirlo, fa ancora più scalpore con l’aggiunta “velenosetta” della presentazione sullo storico accordo dell’Olbia con la Swisspro che viene titolato “Franchi Svizzeri per l’Olbia” riducendo tutto ciò che, ad oggi, Marino e soci sono stati in grado di fare, con apprezzamento di Covisoc, Dirigenza Federale e tutti i vecchi e nuovi “professionisti e lavoratori” a disposizione della maglia Bianca, da 9 stagioni a questa parte ad una puerile e… “squallida” operazione di bancomat per raccattare Franchi Svizzeri che, tra l’altro, mai arriveranno nelle casse dell’Olbia visto che anche Noi, come la città degli “impiccabbabbi”, i trasferimenti li facciamo solo in Euro.
Se ne facciano una ragione a Sassari come in tante altre realtà che avrebbero voluto essere protagoniste in questo tipo di accordi: “Abbiamo scelto questa piazza proprio per il grande lavoro fatto da Marino a 360 gradi e noi da questo ottimo lavoro fatto fin qui, vogliamo costruire sopra qualcosa di ancor più solido.”
Così parlò Klaus Schwerdtfeger, uno dei due nuovi soci di maggioranza, un po’ come a suo tempo fece un tizio chiamato Karim Aga Khan, quando scelse da queste parti, la “costa” più adeguata ai suoi orizzonti di imprenditore ed il piccolo aereporto di Vena Fiorita per la SUA Alisarda, diversamente da quel che fecero i Moratti a Stintino e Rovelli nella piana e nella costa della Nurra.
Sappiamo tutti come andarono le cose, per Noi e per la “sassaresseria” rosicona e antiolbiese.
Comunque adesso sappiamo come imprecheranno gli ultras (così puri e casti) di marca Torresina, visto che al bieco e cretino grido di “Noi non siamo Cagliaritani” sostituiranno un “Noi non siamo Fanchi Svizzeri”.
Pazienza, ce ne faremo una ragione, anche perchè noi siamo e restiamo per sempre OLBIESI.
Benvenuta Swisspro ed OlèOlbiaOLè, sempre e comunque,
Tore Zappadu