Sono passati esattamente 19 anni ed una settimana, da quel primo approccio di Guido Carboni con Olbia e con l’Olbia.
Arrivò da noi, nella stagione 1999-2000; eravamo in serie D per il secondo anno, una volta tanto nel girone A. Con noi giocavano Villacidrese, Selargius, Atletico Elmas ed Arzachena, oltre a due squadre (Cuneo ed Entella Chiavari) con cui abbiamo a che fare anche oggi.
Guido Carboni venne chiamato dopo l’ennesima brutta figura (0-1 in casa nel derby del 7 novembre, con l’Atletico, gol al 63’ di Tore Mereu) e il “consolidamento” dell’ultimo posto in classifica dopo 8 ggiornate di campionato, con 3 miseri pareggi casalinghi, 5 sconfitte, appena 4 gol all’attivo e 13 subiti.
La sconfitta con l’Elmas, arrivava dopo un umiliante (0-5) nella disfatta di Verbania e, dopo che, per “forzare” la mano al patron Mauro Putzu, Tore Derosas (Segretario) e Marco Balata (Presidente) avevano rassegnato le dimissioni. Damiano Morra, argentino di nascita, gloriosa bandiera bianca (130 gare e 11 gol all’attivo) nel suo, allora, recente passato di calciatore, finì purtroppo per completare la sua negativa esperienza come allenatore, con quel doloroso esonero.
Allo stato dell’arte Carboni fece più che bene, alla guida di una squadra comunque sufficiente per una dignitosa salvezza al fotofinish. Il suo score fu di 11 vittorie, 3 pareggi e 10 sconfitte, 30 gol fatti, 32 subiti, 38 punti collezionati che uniti ai 3 con Morra, garantirono all’Olbia una meritata salvezza, seppur di stretta misura su altre quattro squadre, tra cui l’Entella e la Novese che, proprio nell’ultima giornata, persero, anche piuttosto nettamente, contro Verbania e Borgosesia.
Quel 20 maggio noi battemmo 2-0 il Volpiano con due gol dell’astro di Siligo, Giammario Rassu che con 17 gol si inserì nei quartieri alti della classifica marcatori. Fu, davvero, una specie di miracolo, anche per le tante traversie che l’Olbia di quelle stagioni (le prime del dolorosissimo “dopo Selleri”) aveva dovuto attraversare. Francesco Sotgiu, Totem Umano, della nostra storia, ebbe a dire quel pomeriggio: ”se di miracolo si tratta, allora dobbiamo ringraziare San Simplicio e la Madonna di Cabu Abbas”.
Questa fu l’apoteosi della prima esperienza di Carboni con l’Olbia, anche se, giusto ricordarlo, non cominciò benissimo. Alla prima panchina contro Sangiustese, rimediammo un sonante 0-3, per via di due rigori e due espulsioni contro di noi. La prima espulsione fu quella del portiere Manuel Pierangeli che, per difendersi da un’incursione di Pisasale lasciato colpevolmente solo dalla difesa bianca, rimediò rigore ed espulsione. Secondo i cronisti, fu proprio una errata applicazione della nuova “tattica” del fuorigioco voluta da Carboni, la causa di quella prima brutta sconfitta. Ma non ci volle molto, al mister, per oliare gli ingranaggi (a quel brutto esordio, fecero seguito tre bellissime nonché meritate vittorie con Cuneo, Borgomanero ed Entella) ed anche la difesa (per 8 volte riuscì a non subire gol) finì per fare la sua parte in quel… Miracolo di “mesu majiu”.
Altra storia, ed altra salvezza acquisita grazie alla doppia sfida (vinte entrambe le gare) nei playout con Lodigiani. Di quel fantastico 3-0 nell’ultimo decisivo match al Nespoli (reti di Manunza, Giglio, Milia),di domenica 1 giugno 2003, abbiamo scelto uno “scatto” significato.
È con questa “icona” che, anche da queste colonne, vogliamo augurare stessa sorte e, magari, migliore fortuna (playoff) al condottiero Aretino, nel suo terzo tentativo alla “conquista” del terzo miracolo di… “mesu majiu”
Simprie.