Troppa Alessandria 
Nessuna Olbia

Alessandria-Olbia 4-0
Alessandria: Agazzi, Casasola (79’ Sciacca), Giosa, Gozzi, Celjak, Sestu, Cazzola (86’ Rossetti), Nicco (71’ Bellomo), Ranieri, Gonzalez (71’ Bunino), Marconi (79’ Russini). A disp.: Vannucchi, Pastore, Fischnaller, Pop, Fissore, Branca, Gazzi, Bunino. All.: Cristian Stellini
Olbia: Simone Aresti, Pisano (90’ Manca), Dametto, Iotti, Cotali (50’ Pinna), Muroni (90’ Pennington), Biancu, Feola, Senesi (50’ Piredda),, Ragatzu, Ogunseye (82’ Arras). A disp.: Idrissi, Van der Want, Pinna, Manca, Piredda Pennington, Vasco Oliveira, Vispo, Leverbe. All.: Bernardo Mereu
Arbitro: Cristian Cudini di Fermo
Reti: 21’ Casasola, 36’ Marconi, 65’ rig. Gonzalez, 89’ Sciacca
Note: corner 12-2; Amm.: Nicco. Recupero: 2’ pt, 3’ st.

Non c’è che dire… così è, se vi pare!
Da diverso tempo, per le nostre vicende, il mese dei “defunti” è particolarmente indigesto, ma così come oggi è un… cataclisma.
Non c’è che dire, mi ripeto, perché ormai è chiaro che iI nostri virgulti sono così unici e così bravi che, quando vincono, lo fanno alla grande, e quando perdono, lo fanno ancora… “meglio”. Tutte le gare, quelle buone e quelle cattive, sono fuori discussione, senza alibi, senza recriminazioni.
Il poker del Mocagatta è stato consumato, con una figura da peracottari (con tutto il rispetto per i venditori di pere cotte, se ancora ve ne fossero in giro) da rimanerne basiti.
Migliore in campo, in assoluto, Simone Aresti. Senza di lui tra i pali, il rosario delle penitenze, sarebbe stato ancora più doloroso. Di contro, Agazzi, ha fatto solo da comparsa, “rubando” lo stipendio in quanto oggettivamente senza… lavorare un solo secondo.
Detto ciò, cerchiamo di trovare qualche insegnamento, da questo ulteriore (Carrarese ed Arzachena erano stati solo i prodromi) ”match-ball” al contrario, schiantatosi così improvvisamente sulla nostra amata.
Mi chiedo se non ci sia da lavorare, e molto, sui piazzati. Nonostante Aresti, ogni calcio d’angolo, ogni punizione sono sempre una chiara occasione da gol per i nostri avversari e di cagarella per tutti noi.
Due gol, su quattro, sono venuti da loro angoli. Mi correggo, tre gol perché anche quello del rigore, a scorno e beffa di una giornata nera-nera (non certo solo grigia), è arrivato dopo il nostro primo (dei due battuti) calcio d’angolo. Nella ripartenza Gonzalez ci ha fatto vedere i sorci verdi e Muroni, per salvarsi ha fatto una carezza di troppo alle spalle di Nicco.
A proposito, non sarà il caso di dare qualche chance in più a Leverbe? Mi sbaglierò, ma contro gente come Marconi e Gonzalez forse, le parisienne sarebbe stato più che utile. Per esempio il primo gol sull’ennesimo assist da destra di Sestu, poteva essere intercettato da un nostro centrale.
Comunque, questa Alessandria era e resta Troppo Forte per noi.
E ce lo hanno fatto capire nel più classico dei modi. Con la forza fisica e caratteriale; alcuni (per giunta non tanti) contrasti piuttosto “pedagogici” nelle prime battute, hanno incanalato i nostri boys in un malcelato timore reverenziale che ha reso i grigi, padroni incontrastati del campo. A cominciare proprio dal centro del campo, dove quel marcantonio di Ricky Cazzola (quanti bei ricordi con lui in maglia bianca), per la prima volta il nostro tandem delle meraviglie, Feola e Muroni, è risultato non pervenuto, in quanto intimidito e spaurito come mai fino ad oggi. A Ragatzu, c’ha pensato Stellini che, sin dalle prime battute, lo ha fatto inseguire per tutto il campo a sinistra da Casassola, a destra da Celjak ed, a rotazione, sempre da altri due mastini di riserva. Messi a tacere questi due decisivi strumenti della nostra orchestra, gli altri non hanno provato neppure ad “accordare” gli strumenti e, così, ne siamo venuti fuori “suonati” e con le ossa rotte.
Con questa debacle siamo rientrati nei ranghi, il Pisa si è ripreso la “sua” terza piazza e noi siamo venuti fuori dal podio, a respirare (forse) un’aria più consona alle nostre esigenze. Grossomodo, siamo lontani ancora una ventina di punti dalla salvezza matematica, e non tutte le avversari si chiamano Alessandria o Livorno.
Già, Livorno!
Dopo il riposo da calendario, domenica 19 siamo al Picchi della corazzata in profumo travolgente di promozione.
Per essere chiari: nessuno pretende miracoli, ma se servisse, un pellegrinaggio alla madonna di cabu Abbas potrebbe essere utile. Alle volte, anche in terra di Gallura, le preghiere vengono esaudite; basta non chiedere l’impossibile.
Eh, ragazzi miei, perorate la grazia di riuscire a giocare come sapete fare,senza alcun calcolo e senza timori di alcun genere. Nessuno vi chiede di sbancare il fortino più inespugnabile del Girone, ma questa volta dovrete uscire a Testa Alta.
Perché, comunque vada, ve lo meritate e ce lo meritiamo anche noi che, per questa maglia e il vostro cuore, siamo pronti a curare anche questa fottuta depressione da post.. poker.

Ad Majora ragazzi, nunc et semper OlèOlbiaOlè,
Simprie.