È mattino presto, in questo sabato di vigilia. Mi trovo in un buon albergo di una città italiana dove ho potuto fortunatamente riposare. Mi sono dovuto fermare dopo 24 ore di fila e 2.000 km fatti con la mia punto per il rientro ad Olbia per le votazioni comunali ed un viaggio che ho voluto anticipare per assistere all’ennesimo DERBYSSIMO della SARDEGNA. Stasera, prendo la nave e rientro a casa.
Ho, come ogni mattina presto, riacceso il mio pc e stavo provando a riprendere fiato, forza fisica e voglia di vivere e di… sport. Ho insomma, ricominciato a tornare alla realtà. Ovviamente, parlando di sport che mi piace, ho “scoperto” anche che Nibali è risorto, un po’ come sta capitando a me, in questi momenti di primo mattino e di pesante stanchezza fisica. Eppoi mi sono aggiornato su quel che è, per l’appunto, una delle mie non irrilevanti passioni di sempre.

Olbia-Torres è nella mia Vita, una delle “tentazioni” umane cui non ho voluto e saputo resistere. Amo il CALCIO, ed amo questa sana e meravigliosa rivalità tra le NOSTRE due squadre che, una volta ogni tanto, riesce ad allontanarmi dai guai di una vita non sempre serena e sa regalarmi sensazioni uniche.
Può anche essere che non abbia letto tutto quel che si è scritto sul nostro 105° Derby e che, fortunatamente, qualcosa mi sia pure sfuggito.
Però una cosa l’ho capita di sicuro.
Dopo tanti anni, per la prima volta, non andrò a vedere la squadra del mio cuore nel momento più bello del suo sforzo decisivo, per la effimera gloria, nello sport più bello del mondo.
La sfida delle sfide, contro i “rivali” di sempre che indossano anch’essi una maglia gloriosa ed hanno, come noi, uno stemma impresso nel loro cuore.
Io HO PAURA e non verrò a Sassari.
Ma, lo dico senza spocchia, non ho mai avuto e mai avrò paura di prendere botte. Qualche volta, (non spesso per fortuna) mi è persino capitato. No, non è questo il motivo.
La mia paura è un’altra. Io ho paura di perdere per sempre uno dei pochi sogni che, la domenica, e quindi anche soprattutto ogni volta che Olbia e Torres si incontrano, invade la mia mente ed il mio cuore.
E mi consente di essere felice.
Prima, durante e dopo questa sfida. Che abbia vinto o che abbia perso poco importa, l’adrenalina e la passione che invadono il mio essere in questi frangenti sono una delle poche cose che non è MAI cambiata nella mia esistenza. E so che anche per Molti di Voi è la stessa cosa.
Ed io so di avere il diritto di fare di tutto perché questo non accada.
Ho letto in abbondanza di questo casino per consentire a NOI olbiesi di poter assistere a questa meravigliosa sfida sportiva. Ho letto perciò della “magnanimità” con cui mi si consentirebbe di essere presente. E anche delle pesanti restrizioni, divieto di auto private, dei Pullman (sempre che ne se trovi qualcuno), delle scorte poliziesche, delle minacce, delle ritorsioni per quell’infame di Cossu e del clima da OK Korral per due tempi, o forse più, di sfida sportiva.
Tecnicamente potrei chiudere un occhio, perchè essendo giornalista da sempre, la cosa (vedere la partita) mi riuscirebbe abbastanza facile.

Ma stavolta volevo andare con alcuni amici tifosi, proprio da olbiese nella “sezione” (che brutta parola) dei sorvegliati speciali. Non certo per cantare “Finché vivrò odierò Sassari Torres” perché non l’ho mai fatto e mai lo farò, ma mi sarebbe piaciuto intonare (come facevo da ragazzo) il mio Olè Olbia Olè e divertirmi, sperando di spuntarla sportivamente, contro i miei rivali di sempre dove giocano e sperano, legittimamente come me, anche alcuni miei amici che conosco e stimo (Lisai e Marco Sanna).
Con tutte le vostre imprecazioni, tra le quali “Merde” è comunque la più gettonata, siete riusciti nell’intento di farmi provare la paura che tutto (quantomeno nella mia testa) finisca, che mi stufi di credere nel mio sogno e nella speranza di sempre, cioè che la MIA Olbia sia migliore e più forte della VOSTRA Torres. Che mi stufi di credere nel Calcio.
Ovviamente, anche stavolta, seguirò con patema d’animo l’evolversi della gara. Ne scriverò e la archivieremo come sempre nel puzzle di una storia (lo spero di cuore) infinita, sognando che stavolta il miracolo non sia solo la nostra vittoria (cui non voglio comunque rinunciare) ma la VOSTRA (del Becerismo Ultrà) sconfitta, o meglio ancora il Vostro ravvedimento.
Sogno e spero che possiate accorgervi del MALE che state facendo alla Nostra e alla Vostra Storia, alla Nostra ed alla Vostra Maglia, allo SPORT ed al CALCIO.

Buon Derby a Tutti, ovunque Noi Siamo ed ovunque Voi Siate e comunque la pensiate,
Tore Zappadu.